Versione latino maturità 2024: come tradurre Cicerone

Liceo classico, versione di latino per la maturità 2024: ecco come tradurre Cicerone se il MIUR dovesse sceglierlo per la seconda prova

Versione latino maturità 2024: come tradurre Cicerone
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Versione di latino seconda prova maturità 2024

La maturità degli ultimi tre anni era stata rivista completamente a causa della pandemia ma il prossimo anno è probabile che la seconda prova si svolga come sempre, il compito sarà nuovamente ministeriale e soprattutto sarà multidisciplinare: questo vuol dire che tutti gli studenti, del liceo classico per esempio, dovranno affrontare una traccia mista di latino e greco. Per scoprire quale struttura avrà la seconda prova 2023 dovremo però aspettare gennaio, quando il MIUR comunicherà le materie oggetto del secondo scritto.

Tra gli autori su cui prepararsi in vista della seconda prova, ci sono quelli più importanti studiati durante gli ultimi anni di scuola, come ad esempio Cicerone.

Versione di latino seconda prova classico: un aiuto per la traduzione

Versione latino di Cicerone seconda prova maturità: aiuto per la traduzione
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Se Cicerone e i suoi periodi particolarmente lunghi e complessi vi spaventano, non preoccupatevi e affidatevi a noi: vedrete che la versione di latino per la seconda prova non sarà un problema.
Nell'elenco qui sotto trovate tutti gli appunti che servono per conoscere la vita, le opere, lo stile, le caratteristiche di questo autore che il Miur potrebbe scegliere e tante altre risorse per la traduzione.

  • Biografia
    Marco Tullio Cicerone nasce il 3 Gennaio 106 ad Arpino da un’agiata famiglia di terrieri di ramo equestre. Riceve un educazione greca e latina completando gli studi a Roma. Avendo modo di approfondire gli studi filosofici prima con Fedro e Zenone epicurei poi con altri stoici e ancora accademici poté ascoltare anche le lezioni greche di Apollonio Molone, seguendo ecletticamente più dottrine.
    In gioventù scrisse un poemetto mitologico chiamato Glaucus di stampo alessandrino, poi il Marius, celebrativo, di ispirazione enniana, tradusse i Fenomeni di Arato e infine si diede alla retorica. Fu homo novus, schierato in difesa delle istituzioni repubblicane con spirito conservatore cercando sempre nell’ambito della concordia ordinum un’intesa tra nobilitas e equites.
    Inizia la carriera da avvocato nell’81, sotto Silla, lasciando Roma due anni più tardi per problemi di salute; si recò in Grecia col fratello Quinto per un viaggio di studio anche in oriente dove ascoltò i filosofi Antiochio d’Ascalona e Posidonio. Ritorna a Roma nel 76, Silla è morto, e, dopo aver sposato Terenzia, inizia il cursus honorum divenendo prima questore, poi edile e pretore. Grazie alle orazioni contro Verre, disonesto governatore di Sicilia, ottiene un grande successo rafforzato dalla Pro lege Manilia con cui affidò a Pompeo, suo alleato, l’azione contro Mitridate re del Ponto, sottraendola a Lucullo. Con il pericolo dell’elezione di Catilina l’alleanza tra ordine equestre e nobilitas porta Cicerone a divenire console. Egli sopprime la congiura condannando a morte alcuni congiurati, senza che fosse loro concesso alcun appello al popolo. Dopo la costituzione del triunvirato fra Cesare, Pompeo e Crasso, Cicerone senza l’appoggio di un protettore viene messo fuori gioco. Con la legge del tribuno della Plebe Clodio, contro esecuzioni illegali, Cicerone finisce in esilio e giunge in Tessalonica prima, poi a Durazzo, perdendo tutti i suoi beni, compresa la casa sul Palatino, distrutta. Con le tensioni politiche e l’avvicinamento di Pompeo al partito senatorio, ritorna a Roma e riprende i beni confiscati, prestandosi a compromessi per riottenere una magistratura.
    Nel 55 dà inizio al ciclo delle opere retoriche e grazie all’orazione del Pro Milone nel 51 ottiene il governo della Cilicia. Guida una spedizione militare lampo e finito il mandato torna a Roma, appoggia Pompeo ma scoppia la guerra civile. Con le sconfitte di Farsalo e Brindisi Cesare prende il sopravvento e fino alla sua morte Cicerone resta in ombra dandosi agli studi filosofici dopo il divorzio da Terenza e la morte di Tullia. Con la congiura invece ritorna sulla scena politica e tuttavia viene schiacciato dagli avvenimenti con Ottaviano e Antonio sempre più forti. In particolare finirà nelle liste di proscrizione di quest’ultimo a causa delle Filippiche, che lo portarono ad essere ucciso da alcuni sicari a Formia il 7 Dicembre 43.
  • Opere
    Le opere filosofiche di Cicerone sono molto importanti perché consentono di ricostruire il pensiero di molti filosofi greci i cui testi originali sono andati perduti. Questo perché lo scopo principale delle opere filosofiche era appunto quello di far conoscere ai suoi concittadini, e anche ai posteri successivamente, le dottrine relative al grande patrimonio filosofico greco.
    Le opere filosofiche sono la Consolatio (consolazione in occasione morte della figlia) , Hortensius (esaltazione della filosofia), Tuscolanae Disputationes (dialogo sull’etica pratica), Accademica (problema della conoscenza, per Cicerone esiste una verità assoluta che non è conoscibile agli uomini), De finibus bonorum et malorum (individuazione del sommo bene, de finibus perché è lo scopo della vita), opere di filosofia religiosa come De natura deorum (differenza tra epicureismo e stoicismo), De divinatione e De fato, opere di filosofia morale Cato maior de senectute (esaltazione della vecchiaia), Aelius de Amicitia (amicizia come sentimento incondizionato), De officis (concetto dell’honestum e dell’utile).
    Cicerone fu il primo ad introdurre il genere epistolografico a Roma. Di lui si conserva un corpus di epistole che comprende 864 lettere, scritte tra il 68 e il 43 a.C., suddivise in 4 raccolte che furono pubblicate dopo la morte dell’autore: 16 libri di Epistulae ad atticum, scritte al caro amico Attico, che pubblicò la raccolta; 16 libri di Epistulae ad familiares, scritte ai familiari come la moglie Terenzia e i figli, e ad amici tra cui Pompeo, Cesare e Catone. Essa comprende anche una novantina di lettere di suoi corrispondenti; 3 libri di Epistulae ad quintum fratem, scritto al fratello Quinto; 2 libri di Epistulae ad marcum brutum, con 26 lettere, di cui 9 appartengono allo stesso Bruto, che scrisse a Cicerone durante il soggiorno in Illiria quando si preparava alla guerra contro Antonio.
    Infine, Cicerone scrisse anche numerose opere in versi che però non furono conservate dagli antichi perché considerate non all’altezza del suo valore.
  • Stile
    La lingua e lo stile di Cicerone passano dalla composizione di frasi brevi delle lettere private a quello passionale delle orazioni, a quello ampio e complesso dei trattati. Cicerone riusciva a modificare il linguaggio a seconda del messaggio che voleva trasmettere e del pubblico che lo doveva ricevere. In poche parole mise in atto ciò che aveva scritto nel De oratore e cioè che un buon oratore deve esprimersi in un buon latino con chiarezza ed eleganza.
    All’inizio Cicerone ebbe un gran successo, poi durante l’età neroniana si affermò l’elocutio novella, resa popolare da Seneca, caratterizzata dalla ricerca di densità e brevità.
    Nel Medioevo fu conosciuto solo come filosofo morale, mentre nell’Umanesimo ci fu la sua riscoperta, grazie al ritrovamento da parte del Petrarca delle Epistulae ad familiares, e ritornò maestro di stile: potè così tornare ad un latino puro, imbarbarito dalle tradizioni medievali. I suoi trattati filosofici furono seguiti come modelli etici.
  • Caratteristiche
    Il latino stesso che viene oggi insegnato nelle scuole coincide fondamentalmente con quello delle orazioni e dei trattati retorici e filosofici di Cicerone. Si tratta di un modello stilistico che andò progressivamente formandosi nel corso dell’esperienza intellettuale di Cicerone.
    Per il suo periodo giovanile è lui stesso a parlarci di una juvenilis redundantia (frondosità giovanile), che si manifestava in un che di retorico e gonfio con presenza di ripetizioni, per una ricerca di effetti formali piuttosto che per l’esigenza di argomentazione.
    L’aspirazione a qualcosa di ampio è forse la spinta più caratteristica dello stile maturo di Cicerone. Essa si manifesta soprattutto nel dominio della sintassi. La cellula fondamentale è qui il periodo. E il periodo di Cicerone è un periodo ampio, con geometrica distribuzione di coordinate e subordinate attorno al centro costituito dalla proposizione principale. Alla perfetta costruzione del periodo concorrono i giochi di parallelismi e contrapposizioni.
    Concinnitas: armoniosa consonanza delle rispondenze, è questa a disciplinare l’arte di disporre in equilibrio fra loro le singole scritture (i cola di 4-6 piedi, i commata di 1-3 piedi) in modo da ottenere sequenze dotate di un certo adattamento ritmico. C’è inoltre una seconda fonte di piacevole ritmicità: il numerus: sequenze metriche chiamate clausulae.

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Per rendervi lo studio più semplice abbiamo preparato una serie di risorse le quali potranno esservi utili per svolgere la versione di latino. Di seguito, i consigli, regole e tanto altro per arrivare preparati il giorno della seconda prova.

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