Ermetismo: caratteristiche, etimologia, autori

L'Ermetismo: Autori, poetica, caratteristiche, filosofia, riassunto e spiegazione della corrente letteraria. Chi sono i poeti ermetici e pre-ermetici

Ermetismo: caratteristiche, etimologia, autori
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Ermetismo: definizione ed etimologia

Giuseppe Ungaretti, considerato un precursore dell'Ermetismo
Fonte: ansa

L’Ermetismo è una corrente letteraria del primo Novecento, a cui dobbiamo riconoscere il merito di aver apportato importanti modifiche e innovazioni sostanziali sia sul piano del linguaggio e dello stile che su quello dei contenuti, strutturandosi come una fase storico-letteraria di enorme crescita e diffusione per la poesia italiana del secolo scorso.

Il termine ermetismo ha una specifica etimologia: deriva da Ermete (o Mercurio), dio delle scienze occulte e misteriose, ed è stato usato per la prima volta, in senso dispregiativo, dal critico Francesco Flora, che in uno scritto del 1936 intitolato La poesia ermetica ha definito la nuova poesia del ‘900 appunto come “ermetica”, ovvero come chiusa, oscura, misteriosa e di difficile interpretazione e codificazione. Nella storia della letteratura italiana il pubblico di lettori è diventato sempre più vario da un punto di vista sociale e culturale (composto non più di soli dotti ma anche di gente comune) e ha spostato il suo interesse sempre più verso la prosa anziché verso la poesia, anche perché non sempre era in grado di comprendere a fondo l’elaborazione formale da questa sottintesa.

Soprattutto nella società moderna, il poeta è sempre stato visto come un individuo solitario, distaccato dalla realtà, simbolo di una certa emarginazione e di un certo rifiuto o disprezzo nei confronti di un pubblico vasto. Questo è quanto accade alla poesia del primo Novecento, in un periodo storico difficile e tormentato dalle esperienze negative delle guerre mondiali e del fascismo. Proprio durante il ventennio fascista, una poesia chiusa e “in codice” come quella ermetica ha permesso ad alcuni intellettuali di esprimere in modi indiretti e destinati a pochi lettori la propria polemica o la propria indifferenza nei confronti del regime fascista. Così hanno potuto evitare di compromettersi con il potere politico e con il fascismo e di chiudersi nel proprio mondo a meditare sull’esistenza e sul destino dell’uomo.

L'Ermetismo offre una poesia “blindata" in pochi e oscuri messaggi: essa diventa la voce di un individuo solitario ed assoluto, chiuso in se stesso anziché aperto alle novità del suo tempo, come le guerre o il regime fascista. Questi eventi non vengono analizzati in chiave critica (non vengono, cioè, né esaltati né criticati dagli ermetici), ma solo descritti in base alla reazione del poeta ad essi (reazione di sgomento, di paura, di solitudine, di estraneità o indifferenza). Non esiste, cioè, altra realtà al di fuori di quella del loro animo. Il poeta ermetico non vive la realtà come qualcosa da raccontare oggettivamente nella sua opera, ma anzi come qualcosa entro cui proiettare la sua interiorità.

Eugenio Montale
Fonte: ansa

Per questo spesso la poesia ermetica è stata accusata di egocentrismo, di esaltare i problemi individuali e di trascurare quelli reali dell’umanità, di essere estranea alla vita del proprio tempo anziché partecipare con l’azione e l’impegno al regime fascista vigente.

La poesia ermetica sorvola sugli avvenimenti della cronaca quotidiana, ma non ignora i problemi più vasti e universali, come quelli riguardanti il destino e l’esistenza dell’uomo: forse questo chiudersi in se stessi costituiva per gli ermetici di quegli anni l’unica difesa contro il regime e la sua politica rumorosa e dispotica.
La poesia ermetica è piuttosto lo scavo interiore di un uomo che si guarda dentro mentre vagabonda solitario nella civiltà moderna, nella quale si sente spaesato e disorientato. Egli avverte la propria vita e, in generale, la vita umana, come dolore e come male. Cerca disperatamente un rapporto di armonia e di solidarietà col mondo esterno, ma poi lo scopre arido e vuoto. Va alla ricerca di una certezza che illumini finalmente la propria esistenza ma alla fine la trova soltanto nella propria poesia, che diventa così un urlo di disperazione.

Vedi anche: Giuseppe Ungaretti e l'Ermetismo, videolezione

Le caratteristiche dell'Ermetismo

Inoltre la poesia ermetica è quasi sempre una poesia autobiografica, incentrata su qualche aspetto dell’esistenza del poeta stesso, sui suoi sentimenti, sulle sue sensazioni ed emozioni, sulle sue esperienze di vita, sui suoi dolori: non è una poesia astratta, ma è la poesia dell’uomo, della sua esistenza concreta e della sua disperata resistenza alla distruzione della storia. Tale autobiografismo suggerisce quanto stretto sia per la poesia ermetica il rapporto tra vita e letteratura. Molti poeti precedenti avevano parlato di sé nella propria opera, per esempio D’Annunzio aveva descritto nelle sue poesie e nei suoi romanzi le proprie esperienze di vita, le proprie relazioni amorose, i propri viaggi o la propria eroica partecipazione alla guerra: la funzione della poesia era per lui quella di esibire la vita del poeta come una vita spettacolare, eroica, fatta di consensi e di successi.

Al contrario, gli ermetici hanno inteso la poesia come scavo sottile nella propria interiorità, senza esibire nulla al pubblico, ma soltanto esprimendo in modo riservato le proprie sensazioni. Chiuse e riservate, essenziali e concise sono state le forme con le quali i poeti ermetici hanno espresso i propri sentimenti in poesia. Essi con i loro versi non raccontano, non spiegano, ma fissano sulla pagina dei rammenti di verità a cui sono pervenuti in momenti di profonda ispirazione, senza l’aiuto del ragionamento e della logica. Visto che le esperienze negative delle guerre e del regime fascista li avevano condannati a una forte solitudine, a loro non interessava affatto essere chiari e precisi nella loro poesia, tanto nessuno mai avrebbe potuto veramente capire cosa volessero realmente esprimere.

I componimenti degli ermetici hanno rotto drasticamente con tutti in canoni e con tutte le regole della poesia precedente: non rispettavano più schemi tradizionalmente imposti come la rima, le strofe, il metro, la punteggiatura o il numero di versi; molto spesso il loro testo poetico era scarno, breve, essenziale, fatto di pochissimi versi e pochissime parole, quanto bastava ad esprimere lo stato d’animo del momento.

Non si avvertiva più il bisogno di un vero e proprio discorso per fare poesia, ma bastavano poche parole nelle quali, però, si concentravano straordinariamente tutte le sensazioni provate.

Anche se isolata dal discorso, la poesia ermetica conservava la sua forza evocativa e spiegava molte più cose di quelle che avrebbe espresso un discorso lungo, elaborato sintatticamente e complesso grammaticalmente. La parola è nuda, spoglia di ogni significato comune, e acquista valore solo se rapportata alle emozioni che in quel momento sta vivendo il poeta. La poesia non ha alcun bisogno di essere decorata o abbellita da forme raffinate ed eleganti; l’importante è che sia presente nel testo per suscitare nel lettore le stesse sensazioni che ha voluto comunicargli il poeta: il sentimento deve scaturire nudo e deve imporsi grazie alla sua stessa forza e non attraverso la bellezza dell’espressione.

Salvatore Quasimodo
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Anche il componimento poetico nel suo insieme risulta essenziale, ridotto all’osso e di breve respiro, concentrando in poche righe tutto il suo messaggio. Ciò che colpisce della poesia ermetica è l’assenza quasi totale di punteggiatura, le parole sono sparse qua e là senza essere legate da punti e virgole; esse non hanno bisogno di essere congiunte le une alle altre, ma sono sufficienti a se stesse per esprimere i propri significati. Per questo la poesia ermetica è solitamente definita come “pura”, perché condensa in un minimo di strumenti espressivi un massimo di significati. Essa non ha bisogno del linguaggio logico comune per esternare al pubblico il proprio messaggio, ma in una sola parola, in un solo verso è capace di condensare le verità più profonde sull’uomo e sulle cose. Persino gli spazi bianchi, i vuoti lasciati tra una parola e l’altra, si caricano di significati forti esprimendo il senso di vuoto avvertito dal poeta o il suo bisogno di silenziosa concentrazione.

Al contrario, la poesia precedente, specialmente quella ottocentesca e romantica, esprimeva i propri messaggi in strutture ampie, retoriche ed oratorie, con le quali persuadere il pubblico, e rispettava fedelmente quelle misure imposte (la rima in posizione obbligata, il sonetto, l’ode) che la poesia ermetica abolirà del tutto per una più libera espressione dei sentimenti del poeta. Tra gli strumenti espressivi che caratterizzano la poesia ermetica, si ricordano soprattutto il simbolo e l’analogia.

Per quanto riguarda il simbolo, è importante ricordare che molti poeti ermetici sono stati particolarmente influenzati da un movimento poetico europeo chiamato simbolismo e fiorente soprattutto in Francia ai primi del Novecento. Proprio dai simbolisti gli ermetici hanno preso l’uso del simbolo, ovvero quel procedimento per il quale ci si serve di un oggetto qualsiasi per rappresentare qualcos’altro. Non sempre è facile nella poesia ermetica decifrare il simbolo, cioè tradurre il simbolo in ciò che l’autore voleva realmente rappresentare attraverso di esso: molto spesso le associazioni sono del tutto personali e arbitrarie e dunque di difficile interpretazione e codificazione per il lettore.

L’analogia, invece, è quella tecnica espressiva che accosta fra loro immagini e situazioni diverse e senz’alcun apparente legame, per stabilire dei rapporti originali. Ma anche in questo caso, nella poesia ermetica, l’accostamento è di difficile comprensione all’interno del testo: non è con la ragione o con la logica, ma con l’istinto e la sensibilità che si trova la chiave interpretativa delle associazioni analogiche.

Ermetismo: poeti

La poesia ermetica si è diffusa in Italia in circa tre fasi:

  • Anni 1911/22: in un primo momento si sono diffuse le prime tendenze della poesia ermetica (testo breve e rottura con la tradizione) e la tendenza di questi poeti a una certa essenzialità è stata chiamata Frammentismo. Ne facevano parte intellettuali che collaboravano al giornale “La Voce” e poeti come Umberto Saba, Clemente Rebora, Dino Campana o Camillo Sbarbaro;
  • Anni 1923/33: in un secondo momento sono emerse le grandi personalità liriche della poesia del primo Novecento, tra cui Ungaretti e Montale, punti di riferimento per tutta la generazione successiva di poeti con il loro uso di simboli, analogie e con la loro poesia “pura”;
  • Anni 1933/44: in un terzo momento anche la poetica dell’Ermetismo è stata codificata in canoni e schemi prestabiliti e da applicare ed è nata una vera e propria scuola di poeti ermetici, tra i quali Penna, Sinisgalli, Gatto e Luzi.

 

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