Lisia: pensiero e stile

L'importanza e il ruolo del logografo nell'antica Grecia e lo stile e l'arte oratoria di Lisia nei discorsi giuridici ateniesi

Lisia: pensiero e stile
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LISIA: PENSIERO E STILE DEL LOGOGRAFO GRECO

Busto di Lisia: giurista e logografo greco
Fonte: ansa

Una distinzione scolastica classifica i discorsi degli oratori vissuti fra il V secolo a. C. e il IV secolo a. C. in questi tre generi: giudiziario, politico ed epidittico o di parata.  Si tratta, però, di una classificazione artificiosa, in quanto il discorso epidittico è al tempo stesso, anche politico e il discorso giudiziario riguarda spesso argomenti politici.

CHI ERANO I LOGOGRAFI

Fra il V secolo a. C. e il IV secolo a. C., diventò sempre più importante la figura del logografo, ossia di colui che scriveva un discorso giudiziario per un altro. Il discorso veniva poi pronunciato dall'imputato, in tribunale, davanti alla giuria, con lo scopo di influenzare la disposizione d'animo dei giudici e condizionare, così, il loro verdetto finale.

Nell'Atene di quell'epoca, un processo era molto diverso rispetto a ciò che avviene oggi in una moderna aula di tribunale. La giustizia ateniese si basava sulla figura del giudice popolare, il quale era un cittadino che veniva chiamato a far parte dell'Eliea, precedentemente istituita da Solone; nonostante il diritto attico avesse raggiunto una grande importanza, il giudice non fu mai considerato come una figura professionale che possedeva una sua specifica, consistente nella conoscenza delle leggi e della loro applicazione, che gli consentisse di valutare esattamente il particolare aspetto giuridico di ogni singolo processo.

Coloro che giudicavano una causa, dunque, non lo facevano in base alle proprie conoscenze giuridiche relative al processo in questione, ma in base alle informazioni ricevute dalle parti in causa; infatti, era compito dei logografi a cui i clienti si rivolgevano, individuare e interpretare in maniera opportuna le leggi, i documenti e le testimonianze che consideravano importanti per il verdetto del processo, presentarli nella fase istruttoria del processo, chiamata, e discuterli durante il dibattito vero e proprio.

Quindi, i giudici che si sedevano in tribunale il giorno del processo, avevano solamente il dovere di ascoltare la ricostruzione dei fatti accaduti e l'interpretazione delle leggi proposte dai contendenti, per poi stabilire quale delle due versioni consideravano più credibile; infine, i giudici dovevano esprimere il loro voto per l'una o per l'altra versione, senza nessuna possibilità di mediazione.

Durante il processo, le due opposte versioni dei fatti si giustapponevano l'una all'altra e non era possibile aggiungere elementi di ulteriore approfondimento giuridico; ad esempio, era vietato ricorrere a nuovi testi di legge, documenti o testimonianze e messi a disposizione della giuria.

IL RUOLO DEL LOGOGRAFO GRECO: LISIA

Il processo rappresentava non tanto l'occasione per accertare meglio i fatti accaduti, quanto, piuttosto, il momento in cui ciascuna delle parti in causa cercava di convincere i giudici che la propria interpretazione della questione era la più credibile. Considerata l'origine popolare della giuria, poteva avvenire che, oltre che dalle motivazioni strettamente giuridiche, la decisione finale fosse influenzata anche da altri elementi: il modo di vivere degli imputati, la loro condotta pubblica e privata, la loro onestà di cittadini.

Chi doveva comporre un discorso per un imputato, doveva necessariamente tenere in considerazione questi elementi, cercando di utilizzarli a proprio vantaggio. Era inoltre fondamentale tener conto della composizione del tribunale e capire gli umori dei giudici, per intuire quali fossero gli argomenti più adatti a cui ricorrere al momento dell'accusa o della difesa.

La legge imponeva che in tribunale, gli imputati sostenessero personalmente le proprie argomentazioni e, poiché pochi Ateniesi erano capaci di svolgere da soli un compito così delicato, chi poteva si rivolgeva a un logografo, affinché scrivesse per lui un discorso da imparare e pronunciare davanti ai giudici.

Al logografo erano richiesti questi elementi: una chiara esposizione dei fatti avvenuti, un buon trattamento degli argomenti giuridici e soprattutto un'efficacia persuasiva nei confronti dei giudici. Il logografo, dopo aver appreso le nozioni fondamentali riguardanti la vicenda del proprio cliente, iniziava a scrivere il discorso che quest'ultimo avrebbe dovuto poi recitare in tribunale, cercando di soddisfare il più possibile le esigenze del proprio assistito e creando un'orazione che ritraesse davanti ai giudici, l'imputato come un cittadino onesto, lontano dalle liti e dalle beghe, corretto nella condotta civica e fiducioso nella giustizia; non aveva importanza se questa immagine dell'imputato avesse un fondamento reale o no.

LOGOGRAFO LISIA

Era altrettanto importante screditare di fronte ai giudici l'avversario del proprio cliente, evidenziando la sua colpevolezza nella questione discussa e la sua cattiva condotta di cittadino nell'ambito pubblico e privato; questa forma di denigrazione era chiamata d?aß???. I logografi mettevano a disposizione dei clienti le loro competenze professionali con lo scopo di persuadere la giuria e convincerla che l'interpretazione dei fatti esposta da chi parlava era l'unica giusta. In questo, Lisia fu abilissimo. Egli esortava i clienti ad avere fiducia nell'effetto immediato del discorso; infatti, sapeva che l'orazione veniva recitata solo una volta in tribunale e non presupponeva una lettura ripetuta, ma era mirata al coinvolgimento momentaneo dei giudici e alla vittoria nel processo.

LISIA: STILE

Dionigi di Alicarnasso considerava Lisia il più abile nel campo dell'oratoria, in quanto era così bravo a coinvolgere l'uditorio nella narrazione, che gli ascoltatori non riuscivano più a distinguere il vero dal falso. La bravura di Lisia consisteva anche nel fatto che egli cercava di scrivere ogni singolo discorso, adattandolo alla persona che doveva pronunciarlo, per dare ai giudici l'impressione che si trattasse di una vicenda unica e completamente diversa dalle altre. Le Orazioni di Lisia costituiscono per noi anche un'importante fonte letteraria, in quanto ci forniscono un quadro abbastanza dettagliato della vita politica e quotidiana che caratterizzava Atene fra il V e il IV secolo a. C.

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