La caduta del fascismo | Video

Il 1943 è l'anno decisivo per le sorti della seconda guerra mondiale e per quelle del regime fascista e vede il formarsi di un movimento di opposizione organizzato, politico e militare, che prende il nome di Resistenza

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Le notizie che vengono dal fronte incoraggiano i movimenti di opposizione interna al regime ormai in affanno. Nel marzo del 1943, nelle città industriali del nord, si verifica un’ondata di scioperi di massa, i primi dopo 20 anni di dittatura, che assumono un evidente carattere politico: le richieste economiche di aumenti salariali e di migliori razioni alimentari sono accompagnate dalla richiesta di porre fine alla dittatura e alla guerra. La sfiducia della classe operaia al regime è totale. Anche nelle campagne, tra i contadini, che pure erano stati favoriti dal fascismo, lo sconforto e i sentimenti di opposizione alla dittatura serpeggiano in lungo e in largo. Saranno queste due categorie sociali a dare il sostegno morale e materiale alla Resistenza armata contro gli invasori tedeschi nei due anni successivi.

Ormai il regime ha perso il suo fascino sulle masse e il popolo italiano, nella grande maggioranza, aspetta l’occasione giusta per scrollarsi di dosso questo pesante fardello. Molti italiani ripongono  ancora la propria fiducia nella casa reale dei Savoia, sperando in un colpo di mano del re contro Mussolini, ma la monarchia è troppo compromessa con il fascismo e Vittorio Emanuele III indugia a prendere la decisione che gli Italiani aspettano da mesi. Intanto all’interno del Partito Fascista matura un movimento di opposizione al Duce che vede in Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Galeazzo Ciano, il genero di Mussolini, e altri i promotori di una mozione di sfiducia che la notte del 25 luglio 1943 trova favorevole la maggioranza del Gran Consiglio e obbliga Mussolini alle dimissioni. Il giorno successivo Mussolini viene fatto arrestare da Vittorio Emanuele III e trasportato in un rifugio segreto sul Gran Sasso a Campo Imperatore.

È la fine della dittatura fascista: manifestazioni di giubilo esplodono un po’ in tutto il paese, mentre al maresciallo Badoglio viene affidata la presidenza del consiglio. Il governo Badoglio avvia trattative segrete con gli anglo-americani per una uscita unilaterale dell’Italia dal conflitto che viene sancita con la firma dell’armistizio di Cassibile, in Sicilia, il 3 settembre e resa nota l’8 settembre. Una volta stipulato l’armistizio il re, la corte, Badoglio, il governo e i comandi militari abbandonano Roma in tutta fretta e si rifugiano a Brindisi, che nel frattempo è entrata sotto il controllo degli Alleati. L’esercito, praticamente senza ordini, finisce allo sbando: intere divisioni di dissolvono spontaneamente, i soldati cercano di tornare alle proprie case con ogni mezzo; molti si uniscono alle bande partigiane e continuano a lottare contro i nazisti, che intanto stanno occupando l’Italia dal Brennero, e le milizie fasciste della Repubblica di Salò.

Il 27 settembre la popolazione di Napoli insorge contro i tedeschi e dopo 4 giorni di combattimenti riusce ad avere la meglio e a liberare la città. Il 1° ottobre le truppe alleate fanno il loro ingresso nella città liberata di Napoli. Roma invece viene occupata dai tedeschi dopo durissimi scontri con alcuni reparti dell’esercito regolare italiano e alcuni settori della popolazione.

L’Italia è praticamente divisa in due: Roma e il centro-nord sono sotto l’occupazione tedesca e il governo fantoccio della Repubblica sociale di Salò; il meridione a sud di Cassino è presieduto dalle forze alleate con il governo del maresciallo Badoglio.

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