I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni Analisi e sintesi del romanzo scritto da Alessandro Manzoni Tutte le foto 7 / 20 Precedente Successiva Renzo da Milano a Bergamo A Milano Renzo si trova in mezzo alla rivolta, prima come semplice spettatore e poi come protagonista (non volontario). Insieme alla folla, raggiunge la casa del vicario, un uomo mediocre e pauroso, sopraffatto da avvenimenti più grandi di lui. La folla prova ad abbattere la porta della casa del vicario, invocandone la morte. Renzo cerca di riportare la tranquillità, chiedendo un comportamento più cristiano: "Oibò! vergogna! Vergogna! Vogliam noi rubare il mestiere al boia? assassinare un cristiano? Come volete che Dio ci dia del pane, se facciamo di queste atrocità? Ci manderà de' fulmini, e non del pane!", ma così facendo viene scambiato per un servitore del vicario ed è costretto ad allontanarsi, approfittando della confusione. Nel frattempo il vicario viene portato in salvo da Ferrer, gran cavaliere spagnolo che ha causato la carestia ed i tumulti, che fa credere alla folla di portarlo in prigione. La folla si disperde e Renzo si ritrova ad esprimere il suo parere sulla rivolta e la giustizia, ma le sue parole vengono travisate e Renzo è scambiato per uno dei capi della rivolta. Un poliziotto travestito, con la scusa di trovargli un alloggio per la notte, vorrebbe portarlo in prigione. Ma Renzo preferisce entrare nella prima taverna che incontra, sempre seguito però dal suo pericoloso accompagnatore. Gli avvenimenti così densi e vari a cui ha assistito (avvenimenti che non era abituato a vivere nella sua semplice e modesta giornata di contadino) producono nel suo animo un’insolita agitazione, creando uno stato d’animo di esaltazione ed ebbrezza. Dopo aver bevuto diversi bicchieri di un vino, Renzo si ubriaca ed inizia a dialogare con altri avventori. Il poliziotto approfitta del suo stato alterato per farsi dire il nome e cognome. Renzo dorme nella taverna, ma il mattino dopo viene svegliato dai poliziotti ed ammanettato. In Renzo, descritto sempre come una persona ingenua, si risveglia una furbizia contadina: lungo la strada cerca l’occasione buona per fuggire e appena si accorge che la folla, ancora in fermento per gli avvenimenti del giorno precedente, si è infittita, la incita per farsi aiutare. Gli sbirri ed il notaio che lo tenevano prigioniero allentano la presa e Renzo riesce ad allontanarsi, intenzionato a chiedere asilo in un convento. Dopo aver chiesto informazioni ad un passante, riesce ad uscire da Milano, dirigendosi verso Bergamo, dove vive il cugino. Dopo aver camminato tutto il giorno, si ferma in un'osteria per cenare e poi, per paura di essere nuovamente arrestato, prosegue il suo cammino verso l'Adda. La mattina successiva un pescatore lo traghetta sulla sponda bergamasca dell'Adda e da qui Renzo prosegue a piedi verso il paese del cugino. Renzo pranza all'osteria e, terminato il pasto, dona le ultime monete che gli sono rimaste ad una famiglia ridotta, dalla fame, a mendicare. Giunto nel paese di Bortolo, Renzo individua immediatamente il filatoio e lì trova il cugino, il quale lo accoglie festosamente, dichiarandosi disposto ad aiutarlo, sebbene i tempi non siano dei più propizi. Renzo viene quindi presentato al padrone del filatoio e assunto come lavorante.