Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna nel 1922, compì gli studi medi in varie città del nord, seguendo i trasferimenti del padre ufficiale dell’esercito, si iscrisse poi a lettere all’Università di Bologna ma durante la guerra dimorò a Casarsa, nel Friuli, paese natale della madre. Conseguita la laurea si trasferì a Roma dove conobbe duri anni di incertezze e privazioni pur avendo già pubblicato raccolte di poesie. In quegli anni si occupò di letteratura studiando in particolare il dialetto friulano e la poesia popolare italiana rivelando fin da allora la sua attenzione per le classi subalterne.
Avvicinatosi al marxismo scoprì il sottoproletariato e i “ragazzi di vita” delle borgate: fu colpito dalla violenza insita quale componente inevitabile in quel mondo, e pose questo mondo alla base prima delle opere letterarie (Ragazzi di vita, 1955; Una vita violenta, 1959), poi passato all’attività di regista dei suoi film (Accattone), ritraendolo in termini esasperatamente realistici ed usando ampiamente sia il dialetto sia il gergo della malavita, considerato l’uno e l’altro la lingua degli esclusi dalla cultura e dalla civiltà borghese.
Divenuta fra l’altro preminente la sua attività di regista, per opporsi al progressivo impoverimento dell’uomo e ai falsi idoli della società consumistica, esaltò nei suoi film il vitalismo sensuale (Decameron, Racconti di Canterbury, Il fiore delle mille e una notte).
Divenivano intanto sempre più frequenti i suoi interventi di denuncia contro il carattere disumano della nostra società. Egli distinse lo sviluppo dal progresso, considerando il primo legato al potere economico e causa del consumismo, cioè della produzione di beni superflui; il secondo quale elemento necessario alla produzione dei beni necessari. Accusò quindi il consumismo di aver causato la omologazione delle masse, vale a dire l’ottusa uniformità degli uomini al di là dei caratteri della classe sociale di appartenenza.
Trovò tragica morte nel 1975 per mano di uno di quei “ragazzi di vita” da lui studiati con umana simpatia e in uno squallido paesaggio di borgata romana non dissimile da quelli utilizzati per i suoi film realistici. In realtà affiorò subito il sospetto che il ragazzo poco c’entrasse con la morte di Pasolini, che diventato personaggio scomodo fu eliminato quasi certamente da qualcuno di quella classe sociale che egli tanto aveva avversato.