Maturità 2019, esempio di saggio breve sulla Prima Guerra Mondiale

Prima prova maturità, saggio breve. Scopri come svolgere al meglio le tracce del Miur della tipologia B per la maturità 2019

Maturità 2019, esempio di saggio breve sulla Prima Guerra Mondiale
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SAGGIO BREVE PRIMA PROVA 2019, ESEMPIO

Saggio breve: esempio per la prima prova di maturità
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Non c'è niente di meglio di un esempio svolto per prepararsi alla prima prova dell'esame di maturità: ecco qui l'esempio guidato di un saggio breve, utile per affrontare le tracce della tipologia B del primo scritto di italiano. Il saggio preso ad esempio, di argomento storico-letterario, è su un tema piuttosto importante: "Le molteplici visioni della grande guerra dei letterati del tempo". Nel saggio si parla di come i poeti ed i letterati del tempo, con le loro opinioni, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, abbiano avuto un ruolo molto importante nella visione della guerra da parte della società e di come la Grande Guerra fosse vista dai letterati.

Lo schema di un saggio breve: scopri di più

SAGGIO BREVE: ESEMPIO GUIDATO

Safggio breve sulla Prima Guerra Mondiale
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La Prima Guerra Mondiale è stata un evento di grande ed indiscussa drammaticità e importanza per la storia italiana. Agli inizi del 1900, quando ormai mancavano pochi anni allo scoppio della guerra, i poeti ed i letterati del tempo, con le loro opinioni, hanno avuto un ruolo molto importante nella visione della guerra da parte della società. I documenti del tempo offrono numerose informazioni su come l'idea della grande guerra fosse vista da poeti e letterati. Grazie allo studio di questi testi si possono dividere gli intellettuali del tempo in due grandi blocchi elementari: quelli favorevoli e quelli contrari alla guerra.

COME FARE UN SAGGIO BREVE

Tra gli assoluti sostenitori della guerra, un ruolo molto importante è affidato a Gabriele D’Annunzio, indiscusso promotore della guerra. In uno dei suoi tanti elogi bellici, tenuto a Quarto nel 1915, D’Annunzio, infatti, affermava: “Accesa è tuttavia l’immensa chiusa fornace, o gente nostra, o fratelli: e che accesa resti vivo il vostro Genio, e che il fuoco metallo si strugga, sinchè la colla pronta, sinchè l’urto del ferro apra il varco al sangue rovente della resurrezione…”. Anche se nella figura del poeta si può ritrovare una certa argomentazione narcisistica che lo spingeva a credere nella guerra esclusivamente per motivazioni esaltatrici della sua persona, da queste parole si può comunque percepire come D’Annunzio fosse favorevole alla sua guerra nazionale e con quanta passione egli cercasse di diffondere questi ideali.

ESEMPIO DI SAGGIO BREVE SVOLTO

L’approvazione verso la guerra si traduceva spesso in termini puramente nazionalistici, come dimostra anche il testo tratto da “Scritti storici e politici” di Thomas Mann. Dalle parole di Mann emerge chiaramente il punto di vista dei tedeschi e la guerra appare solo come un mezzo per affermare il principio nazionalistico di superiorità, che a quei tempi era molto presente nell’animo dei letterati. Lo scrittore affermava, infatti, che “fu la guerra di per se stessa a entusiasmare i poeti” e ne sottolineava la sua “necessità morale”. Per i letterati tedeschi la guerra suscitava un senso di “purificazione” e di “liberazione”, che li spinse a schierarsi a favore di quell’evento che, secondo loro, avrebbe offerto la supremazia alla loro amata Germania.

SAGGIO BREVE: DOCUMENTI

La classe di letterati, di cui D’Annunzio e Mann sono “portavoce”, visualizzava la guerra esclusivamente sotto il suo aspetto “nazionalista”, in quanto unico strumento di “difesa” della sacra patria. Questi ideali “estremi” non devono stupire in quanto si erano già affermati nella società del tempo, quando dagli ideali patriottici difesi nel Romanticismo si era passati a spietati ideali sciovinisti, frutto di tensioni da tempo accumulate all’interno degli stati stessi. Per questo la voce degli intellettuali si focalizzò anche sull’aspetto umano della “grande guerra”, scindendosi in opinioni decisamente antitetiche. Nel Manifesto Del Futurismo, pubblicato da “Le Figaro” nel 1909, si affermava: “Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo”. Queste parole, che agli occhi dei contemporanei appaiono quasi impronunciabili, erano invece largamente approvate da parte di numerosi letterati dell’epoca e, in particolar modo, dai futuristi. Negli anni della Prima Guerra Mondiale, infatti, si diffusero in Europa i canoni del futurismo che sostenevano una realtà in continuo movimento basata sull’industrializzazione e sull’aggressività. Aggressività dimostrata proprio dalla citazione in cui si raffigurava l’ideale della guerra come unico strumento di igiene. La sensibilità umana verso i propri simili era quindi annullata. La guerra aveva perso i suoi aspetti “umani” ed assunto connotati decisamente positivi, in quanto poteva liberare il mondo dalla feccia dell’umanità.

SAGGIO BREVE SVOLTO

Alla citazione del “Manifesto del Futurismo” si può aggiungere quella di Giovanni Papini, che, nel testo “Amiamo la Guerra”, pubblicato nel 1914, giustificava la guerra in quanto al mondo “siamo troppi” e solo questa può “fare il vuoto perché si respiri meglio”. Agli occhi di questi letterati la guerra non appariva soltanto giusta, ma soprattutto necessaria per il bene del mondo che si doveva liberare dagli individui inutili per la società. Papini concludeva il suo discorso affermando che, tra gli innumerevoli morti a causa della guerra, solo pochi meritavano di essere ricordati. E qui appare ben chiaro come i valori umani venissero calpestati per lasciare posto a ideali bellici decisamente disumani.

SCHEMA SAGGIO BREVE: ESEMPIO

Contrapponendosi alle ideologie filobelliche di numerosi letterati, esisteva però un’altra faccia della medaglia, che era rappresentata da coloro che si tenevano ancorati ai valori umani e si schieravano contro la guerra, proprio per le conseguenze umane che questa poteva causare. A questo proposito è utile citare le parole del letterato Vladimir Majakovskij, che condannava la guerra in quanto teatro di orrori e di distruzione. Nella sua poesia l’atmosfera della guerra era resa lugubre ed era segnata dal sangue e dalle grida di tante vittime. Majakovskij comprendeva infatti l’immane tragicità di tale evento, che portò in lui stesso una crisi interiore e un senso di sfiducia nella storia. Crisi che lo portò al suicidio. Di analogo schieramento, ma con tesi diverse, si poneva la figura di Renato Serra, che nel suo “Esame di coscienza di un letterato” tratto da “La Voce” del 30 aprile 1915 condannava la guerra non come “teatro di orrori” ma bensì come strumento inutile per l’umanità.

Serra infatti affermava: “Che cosa è che cambierà su questa terra stanca, dopo che avrà bevuto il sangue di tanta strage: quando i morti e i feriti, i torturati e gli abbandonati dormiranno insieme sotto le zolle, e l’erba sopra sarà tenera lucida nuova, piena di silenzio e di lusso al sole della primavera che è sempre la stessa?”. La sua posizione appare ben chiara: la violenza non giova assolutamente ad un mondo pieno di violenza, i milioni di morti che la guerra causa non verranno santificati e il loro sangue sarà stato versato inutilmente poiché niente cambierà.

Scopri come fare un saggio breve

MATURITÀ 2019: ESEMPIO DI SAGGIO BREVE SVOLTO

Non bisogna affrettarsi nel dare giudizi. Ogni uomo è figlio della sua storia perciò è necessario analizzare tali opinioni all’interno di una situazione storica e sociale ben precisa che era quella degli inizi del 1900. Bisogna innanzitutto considerare che la mentalità e la cultura del tempo erano notevolmente influenzate dalla nascita della psicanalisi di Freud e dall’espressionismo. Entrambe esaltavano le pulsioni inconsce, anche le più violente e distruttive, come quelle che hanno spinto numerose personalità ad appoggiare la guerra. Inoltre è necessario comprendere che a quei tempi non era ancora maturata l’idea di una guerra di tale portata, perciò i letterati del tempo non potevano percepirne i disastrosi effetti. Non a caso, infatti, al termine del conflitto mondiale, gran parte degli intellettuali, che in principio la sostenevano, non esitarono a cambiare idea dopo averne vissuto, alcuni in prima persona, i drammatici esiti. Ma le lezioni della storia non sono sempre efficaci, poiché anche ai giorni nostri c’è chi non esita ad alimentare nuova violenza. A questo punto viene da pensare: non è che forse la guerra è proprio una necessità di cui l’uomo non riesce a fare a meno?

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