Comunicazione paraverbale: cos'è e come funziona

Cos'è la comunicazione paraverbale? Ecco quali sono i segnali che trasmetti quando parli, quelli da evitare a scuola e gli esempi di comunicazione paraverbale

Comunicazione paraverbale: cos'è e come funziona
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COS'E' LA COMUNICAZIONE PARAVERBALE

Quello che solitamente arriva in tempi immediati quando comunichiamo con qualcuno è senz’altro la parola, ossia la comunicazione verbale! Il tono di voce, l’inclinazione, i contenuti e a volte anche il dialetto o un’inflessione particolare, incidono molto sull’idea che ci facciamo di quella persona.

Comunicazione paraverbale: i segnali di cui non ti accorgi
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Sarà capitato a tutti prima o poi di sentire una voce al telefono di chi non si conosce e di immaginarsela anche esteticamente in un modo preciso, per poi invece stupirsi di come realmente si presenta ai propri occhi! Il modo di parlare, ciò che si dice e come si dice è nell’uomo la principale forma di comunicazione, al contrario degli animali ad esempio o dei sordomuti che come sappiamo utilizzano un linguaggio che passa attraverso gesti, segni ed espressioni del volto. La parola però resta il modo più diretto e diffuso di comunicare, ma non per forza il più efficace.

COMUNICAZIONE: L'IMPORTANZA DELLE EMOZIONI

A livello subconscio, ossia non direttamente consapevole, ciò che arriva non è tanto la parola, o il suo significato, quanto l’emozione che accompagna quei contenuti: un tono forte, diretto e aggressivo, ci informa molto di più su quella persona della parola in sé e questo ci porta a pensare che sia fatta in un certo modo, sia quindi estroversa, diretta, sincera o magari addirittura aggressiva…etc.
Anche le pause, durante un discorso,  accompagnate da una certa espressione del volto, sono molto efficaci per comunicare un pensiero o uno stato d’animo, più delle parole stesse. Parlare lentamente ad esempio facilita molto di più l’ascolto e comunica maggior capacità di riflessione e maggior competenza della persona che sta parlando.

COMUNICAZIONE PARAVERBALE: ESEMPI

Esistono poi veri e propri segnali che arrivano ad un livello diverso della nostra coscienza e che sono registrati quindi dal cervello di chi guarda e ascolta ad un livello più profondo, condizionando la nostra opinione e l’idea di quella persona che vuole comunicare.

COMUNICAZIONE PARAVERBALE DURANTE LE INTERROGAZIONI A SCUOLA

Facciamo un esempio: se vi trovate ad un’interrogazione, pronti a ripetere quei capitoli di storia, voi sarete concentrati sui contenuti naturalmente, sul ricordare date e nomi, sui fatti principali che avete memorizzato e perciò la parte del vostro cervello adibita alle funzioni logiche e della memoria, sara’ ben attivata,  ma la parte del cervello legata alle funzioni emotive, probabilmente, sarà sì attiva, ma non sarà sotto il vostro pieno controllo. Ecco che allora potreste arrossarvi in volto, o volgere lo sguardo altrove e non verso chi vi ascolta, potreste cominciare a dondolare con il corpo, oppure a strizzare più gli occhi. Potreste poi accorgervi soltanto appena, o non accorgervi affatto,  di muovere le mani in modo agitato, o di toccare continuamente i capelli o il braccio, fino a grattarlo nervosamente e a tenere in tensione molti muscoli, soprattutto quelli del collo.

Queste sono solo alcune delle reazioni e comunicazioni non verbali che arrivano come segnale a chi ascolta e in questo caso specifico al professore.

Naturalmente questo, come potrete già intuire, condizionerà sia l’opinione che quel professore si farà nel tempo di voi e del vostro carattere, e sia della performance in sé che dipenderà quindi dai contenuti, ma molto di più da come questi siano stati accompagnati dalle comunicazioni para-verbali. Comunicare poco, ma bene, da diversi studi scientifici, è risultato più vincente ai fini della qualità della performance e permette di raggiungere normalmente voti più alti rispetto a chi parla molto ma in un modo poco efficace, con un tono troppo alto o troppo basso, ad esempio, o guardando altrove e agitandosi di più fisicamente. 

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Variare tonalità ed espressioni del volto richiama ad esempio maggiormente l’attenzione su ciò che si vuole dire e l’utilizzo delle pause e di un’espressione particolarmente gioiosa ad esempio risultano modalità efficaci e altresì molto seduttive, poiché comunicheranno una tendenza a pensare bene prima di rispondere, a ponderare con saggezza la qualità dei contenuti e a riferire con sicurezza e positività. Lo stato d’animo gioioso in questo caso comunicherà in particolar modo piacere per lo studio, entusiasmo e partecipazione… tutti fattori molto positivi che incidono non solo sulle prove orali, ma sulla percezione dell’intera persona e delle sue inclinazioni da parte dell’ascoltatore.

Anche per la comunicazione tra pari e ad esempio ai fini della conquisa di un amore o di una nuova amicizia, ciò che comunichiamo passa attraverso segnali per lo più non verbali, che comunicano imbarazzo, sicurezza o insicurezza, desiderio, simpatia, intolleranza o disprezzo etc etc….spesso non ne siamo coscienti, e ci ritroviamo a subire conseguenze proprio a causa di questi, ma alcune volte possiamo avere più controllo e consapevolezza di tali segnali e potrebbe essere perciò molto utile ed efficace puntare su questi, più che sulle parole, per raggiungere uno scopo!

COME USARE LA COMUNICAZIONE PARAVERBALE DURANTE UN'INTERROGAZIONE

Per usare al meglio la comunicazione verbale durante un’interrogazione, sarà innanzitutto essenziale:

  • aver studiato e mantenere una buona calma;
  • usare un tono di voce pacato, lento (non troppo), utilizzando delle pause, che di sicuro vi farà apparire agli occhi del professore uno studente modello: preparato e pronto a rispondere a qualsiasi domanda;
  • avere la consapevolezze che anche il tono, il ritmo e il volume della propria voce influenzerà l’esito della vostra interrogazione, quindi sarà importate averne il più pieno controllo per passare indenne l’esame.
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